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venerdì 5 luglio 2013

La religione dal cielo vuoto

Una mia amica mi consiglia la lettura di "Cristianesimo - La religione dal cielo vuoto" di Umberto Galimberti.


(…) Smarrite le tracce del sacro, attenuata con l'incarnazione la trascendenza di Dio, il cristianesimo si è ridotto ad agenzia etica, e perciò si pronuncia sulla morale sessuale, sulla contraccezione, sulla fecondazione assistita, sull'aborto, sul divorzio, sul fine vita, sulla scuola pubblica e privata e in generale su argomenti che ogni società civile può affrontare e risolvere da sé.

In questo modo il cristianesimo s'è fatto evento diurno,  lasciando la notte indifferenziata del sacro alla solitudine dei singoli, che un tempo erano protetti  da quei riti e da quelle metafore di base che hanno fatto grande questa religione e così decisiva per la formazione dell'uomo occidentale e che, oggi, senza protezione religiosa, devono vedersela da soli con l'abisso della propria follia, che il sacro sapeva rappresentare e la ritualità religiosa placare (…) 
Umberto Galimberti


Pensierino. "Lasciando la notte indifferenziata del sacro alla solitudine dei singoli". Già ! Chi ha reagito con fastidio alla religione dei riti (per natura ripetitivi e per questo rassicuranti), si è trovato ad abbracciare una religiosità privata, difficile da gestire, lontana dalla "comunità" ed è rimasto (se c'era già prima) nell'inquietudine. L'inquietudine non è sentimento che si possa reggere a lungo: ad un certo punto si deve placare e trovare un nuovo equilibrio. Non è detto che questo equilibrio sia un punto avanti.
Il cristianesimo ha forse vuotato il cielo, ma anche il cuore dell'uomo era già vuoto. 

sabato 23 marzo 2013

Una colonnina nei boschi


Isolata fuori dal paese dove abito, ai margini del bosco con i campi intorno che incombono, c'è questa piccola crocetta che ricorda ai (rari) viandanti che lì sono stati portati appestati nel 1789. Qui venivano fino agli anni '50 le processioni così dette "delle rogazioni" che portavano la benedizione nei campi e fino a qualche anno fa si poteva trovare anche qualche lumino acceso sul basamento di serizzo. 
Una religiosità (quella dei nostri padri e nonni) permeata di superstizioni e retaggi di riti antichi (le feste degli alberi si perdono nella notte dei tempi), ma saldamente radicata nella natura e nel suo incessante fluire. 

domenica 28 giugno 2009

Carl Gustav Jung, "Ricordi, sogni, riflessioni", BUR, p. 385 e segg.

Non possiamo e non dobbiamo rinunciare a far uso della ragione; e neppure dobbiamo abbandonare la speranza che ci soccorra l'istinto - nel qual caso un Dio ci sostiene contro Dio, così come già comprese Giobbe. Tutto ciò attraverso cui si esprime l'"altra volontà" è materia formata dall'uomo, il suo pensiero, le sue parole, le sue immagini, e tutte le sue limitazioni. Di conseguenza egli ha la tendenza a riferire ogni cosa a se stesso, quando comincia a pensare in termini rozzamente psicologici, e crede che tutto derivi dalle sue intenzioni e da "lui stesso".

Pensierino. Gli Ultimi pensieri della autobiografia di Carl Gustav Jung pubblicata con il titolo "Ricordi, sogni, riflessioni" sono stati una grande scoperta per me. Il mio interesse per la psicologia è di lunga data, intrapreso passando per le fiabe ed il loro simbolismo. L'approdo quasi inevitabile era arrivare a Jung ed i suoi allievi che hanno ampiamente studiato il simbolismo nelle sue più varie accezioni, compreso quello delle fiabe.
Questo ultimo capitolo (che naturalmente consiglio vivamente a chi non l'avesse già letto) sintetizza gli ultimi studi (ultimi anche della sua vita) portati avanti da Jung sulla religione e le simbologie ad essa legate.
Non sono in grado nemmeno sinteticamente di presentare i concetti e le osservazioni fatte da Jung in questo capitolo.
Spero solo di avervi incuriosito.

Pensierino aggiunto. Mi piace questa immagine del Dio razionale contro il Dio dell'istinto. Una battaglia senza esclusione di colpi, sicuramente (Dio ne sa una più del Diavolo!) . Illuminanti sono le riflessioni sul male quale componente "permanente" del bene e quindi com-presente "anche" nella divinità. Mi ricorda un altro libro che ho letto le scorse settimane di Sergio Quinzio, La sconfitta di Dio, anche questo tutto imperniato sulle promesse non mantenute di Dio e sulla incompresibilità del male.

mercoledì 26 novembre 2008

Antonio Gramsci e la conversione



Commento. Premetto che ho un grande rispetto per qualsiasi fede e che ho ancora più rispetto per la libertà di ricerca di qualsiasi persona. Quello che mi urta profondamente è il tentativo di annettere qualsiasi percorso alla "vera" fede che come ci dice un giorno si ed uno si il Papa (e la gerarchia cattolica, fino all'ultimo Parroco di paese) è quella Romana Cattolica Apostolica.
La salvezza (o la felicità o la pace o...) di ciascuno è un percorso arduo, pieno di insidie e di scoperte eccezionali e può benissimo arrivare a compimento lontano dalla pratica religiosa corrente. Se ne facciano una ragione: la fede nasce anche lontano dai Santini...

domenica 16 marzo 2008

I nomi di Allah

“Ci sono giorni in cui tra sensi e cuore non si frappone ostacolo e distanza.
Sono quelli in cui gusti il colore di una rosa e ascolti il cielo”
Huwa adh-Dhahir (Allah è Colui che appare)

I venti di Mario Vargas Llosa

 Il protagonista di questo libretto di Vargas Llosa si reca una mattina con l'amico Osorio ad una manifestazione contro la chiusura di u...