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sabato 4 aprile 2009

Equivoci. Gli effetti collaterali

C'è un effetto collaterale alla scoperta della nostra personalità prismatica(*). Già perché quando si fa questa scoperta ci si trova all'improvviso di fronte ad un sé assai sfuggente dai contorni indefinibili . E questo può create disagio, paura o farci giungere, addirittura, al panico. Diciamo che si salvano gli attori che abbiamo definito "specializzati" in un ruolo: loro sono tranquilli, aspettano che si faccia un film che preveda la loro parte e chiedono la parte. L'unico loro problema è che il "genere" nel quale si sono specializzati cada in disuso passi di moda (tipo il western all'italiana) e allora sono tagliati fuori per sempre.
Ma gli altri, quelli che recitano più parti, che si ritengono duttili o sono semplicemente più curiosi, questi si trovano, arrivati ad una certa età, a scoprire quell'inghippo e allora possono essere dolori.
A dire la verità non è detto che questa scoperta sia vissuta sempre come un guaio, a patto che si abbia una visione un po' più duttile del proprio sé o di quello che si crede esso sia.
Difficile contrastare lo sbalordimento della scoperta della nostra "personalità prismatica" quando si ha in mente un qualcosa di definito ("io sono fatto così"), tutto si irrigidisce e si diventa fragili. Il guaio diventa che non si riesce a capacitarsi di essere fatti anche in un altro modo ed in un'altro ancora. Si è colpiti da improvvisa vertigine e si rischia di cadere a terra perdendo i(l) sensi(o).


(*) Non sono uno psicologo ne uno psicanalista e quindi mi si perdonerà un certo eclettismo nella terminologia. Devo l'uso di questo termine a Lorena anche se la usava in altro contesto.

venerdì 3 aprile 2009

Equivoci

Parlare di equivoci in amore è d'obbligo. Forse l'amore stesso si base su un equivoco: si pensa di amare un uomo o una donna per l'immagine che abbiamo di lei o di lui, ma quell'immagine (non parlo evidentemente solo di quello che si vede) è una costruzione nostra. Naturalmente una costruzione che l'altro ha, come dire, "promosso" in qualche modo per accondiscendenza o più semplicemente per voglia di piacere: un rapporto costruisce ruoli nei quali i due partner recitano una loro parte. Una parte che come in ogni buona sceneggiatura non può che avere un suo sviluppo quasi naturale. Così non deve sollevare alcun stupore che le stesse persone "diventano" in situazioni diverse, persone diverse. Certo, come in ogni commedia, gli attori hanno le loro preferenze a scegliere una parte piuttosto che l'altra: si sceglie quella più "congeniale" per il proprio carattere, inclinazioni, età, temperamento ecc. Quelli più duttili riescono ad adattarsi a più ruoli e passano con disinvoltura dal comico al drammatico, dalla commedia brillante all'horror, dal "buono" al "cattivo". Quelli più "rigidi" si specializzano in un genere o personaggio con esiti davvero sorprendenti. Avete presente il vecchietto nei film western che mastica tabacco e sputa? Ottimi caratteristi che facevano solo quella parte lì. Bravissimi!

Ma perché allora parlare di equivoci se quella è una "parte" in qualche modo assegnata? Uno deve solo farla bene e fino in fondo e guai se svela l'arcano strappando il sipario e facendo vedere cosa c'è dietro la commedia: la rappresentazione cade nel ridicolo, il pubblico rumoreggia, gli attori si impapinano e non ricordano più le batture e finisce nei fischi generali, con lancio di verdura sul palco.
Ecco! Oggi avrei bisogno di molta verdura assortita.

I venti di Mario Vargas Llosa

 Il protagonista di questo libretto di Vargas Llosa si reca una mattina con l'amico Osorio ad una manifestazione contro la chiusura di u...