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lunedì 23 febbraio 2009

Cazzeggi mentali visitando la Fondazione Giò Pomodoro

Dietro una pesante lastra di metallo che rappresenta le sensazioni che l'artista ha provato tornando nel paese natio e trovandolo, dopo tanti anni, ormai abbandonato (destino quasi inevitabile per molti paesi delle montagne e colline) c'è scritto "Lo sai. Debbo riperderti e non posso"
Il ricordo è persistente, anche contro la volontà di cancellare ogni cosa. E' come se fosse inpresso indelebilmente dentro la materia come la scritta nel metallo.




All'Ingresso del labirinto (questo è il titolo dell'opera) è stata messa una zeppa per tener aperto il pesante portale. Il labirinto è uno di quei simboli che si sono caricati nel corso della storia di così tanti significati che ora stentiamo a decifrarli. Il più comune è che sia una raffigurazione della vita con in suo cammino tortuoso e sconosciuto. Solo pochi fortunati raggiungono l'uscita. Però, c'è un però anche qui, c'è sempre bisogno di una umile zeppa per tenere aperta la porta.

I venti di Mario Vargas Llosa

 Il protagonista di questo libretto di Vargas Llosa si reca una mattina con l'amico Osorio ad una manifestazione contro la chiusura di u...