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martedì 19 novembre 2013
lunedì 9 luglio 2012
Post scriptum
| Goya, Incubi |
cosa sogna chi non sogna,
e rendere meno amara
la vita che deve venire...
Gradirei sentire
com'è l'anima che vive
senza all'anima sorridere...
Io sognai e niente ottenni.
Sognerò senza riuscirvi.
...
(Fernando Pessoa, Il mondo che non vedo, Bur)
Pensierino. Gli antichi avevano paura del sonno: era preannuncio dello stato di morte. Non solo non volevano sognare, ma non volevano neppure dormire, si mettevano in letti corti, con tanti cuscini per stare seduti a letto e non abbandonarsi a Morfeo.
Quando leggo "Gradirei sentire com'è..." penso ad una persona precisa, la vedo che soffre del suo stato di infermità, non sorride mai alla sua anima. Quando rimane sola, si lamenta, come se fosse insopportabile stare con se stessa. Non vorrei mai arrivare in quello stato, vorrei "sognare senza riuscirvi", ma sognare.
mercoledì 20 aprile 2011
A sunnambula, Carosone
Pensierino. Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. Siamo sogni. Ma chi sogna, si può sapere ?
mercoledì 7 luglio 2010
Siamo fatti della sostanza dei sogni
Nell'epilogo al romanzo Domani nella battaglia pensa a me (Einaudi), Javier Marias scrive:
Quando si parla della vita di un uomo o di una donna, quando se ne traccia una ricapitolazione o un riassunto, quando se ne racconta una storia o la biografia, in un dizionario o in una enciclopedia o chiacchierando tra amici, si è soliti raccontare ciò che quella persona ha portato a compimento e ciò che è effettivamente accaduto....
E dimentichiamo quasi sempre che le vite delle persone non sono soltanto questo: ogni percorso si compone anche delle nostre perdite e dei nostri rifiuti , delle nostre omissioni e dei nostri desideri insoddisfatti, di ciò che una volta abbiamo tralasciato o non abbiamo scelto o non abbiamo ottenuto, delle nostre possibilità che nella maggior parte dei casi non sono giunte a realizzarsi - tutte tranne una, alla fine ci ha abbandonato. Insomma, noi persone forse consistiamo tanto in ciò che siamo quanto in ciò che siamo stati , tanto in ciò che è verificabile e quantificabile e rammemorabile quanto in ciò che è più incerto , indeciso e sfumato, forse siamo fatti in ugual misura di ciò che è stato e di ciò che avrebbe potuto essere.
Pensierino. Siamo tante possibilità mancate o accadute.
mercoledì 24 febbraio 2010
Questa notte ho scritto un libro
Mi sono svegliato alle 1,30 perché da tempo mi rodeva in testa il libro che dovevo scrivere. I pezzi si sono ricomposti come un puzzle e, in brevi attimi, mi è sembrato chiaro e limpido davanti a me. Ho scritto delle frasi sul taccuino che tengo a portata di mano sul comodino, fatto l'indice dei capitoli alcuni dei quali già scritti da tempo, altri che ho immaginato stendendone l'incipit. Tutto era fatto, febbrilmente ed ho impiegato diverse ore per far sbollire questa eccitazione, il sonno è arrivato che la notte toccava la sua ora più nera, prima dell'alba.
La mattina mi sono svegliato, tardi. Ho cominciato subito a scrive.
Mia mamma mi ha chiesto se sono stato male, perché ho acceso la luce diverse volte nella notte. Le ho risposto che non era niente.
Ora inizia la vera fatica di scrivere il libro.
giovedì 29 ottobre 2009
Ti ho sognato
Ti ho sognato. Avevi la faccia imbronciata. Ti ho vista sempre così. C'era in te come un rancore verso il fato avverso: avevi governato la tua vita fino ad un certo punto e le cose sembravano andare nella direzione che volevi. Poi (ecco il fato) il vento è girato e le cose sono andate per un'altra strada e tu, da quel momento, hai cominciato ad inseguirle senza mai raggiungerle. Hai dovuto faticare. Ti sei graffiata l'anima. Alla fine ti sei rimessa in strada, ma quell'ombra ti è rimasta addosso come un marchio nelle carni.
Mi piaceva quell'ombra. Temevo sempre di imbattermi nella determinata sfrontatezza di prima, quella che ti aveva fatto credere di poter governare la tua vita. Ora c'era di mezzo anche la mia.
Ma ecco, ancora una volta, avevi creduto di poter dare una spallata al fato e invece quello ti ha beffato.
E' nella tua natura fare di queste prove e non saresti tu se non le facessi.
domenica 28 giugno 2009
Carl Gustav Jung, "Ricordi, sogni, riflessioni", BUR, p. 385 e segg.
Non possiamo e non dobbiamo rinunciare a far uso della ragione; e neppure dobbiamo abbandonare la speranza che ci soccorra l'istinto - nel qual caso un Dio ci sostiene contro Dio, così come già comprese Giobbe. Tutto ciò attraverso cui si esprime l'"altra volontà" è materia formata dall'uomo, il suo pensiero, le sue parole, le sue immagini, e tutte le sue limitazioni. Di conseguenza egli ha la tendenza a riferire ogni cosa a se stesso, quando comincia a pensare in termini rozzamente psicologici, e crede che tutto derivi dalle sue intenzioni e da "lui stesso".
Pensierino. Gli Ultimi pensieri della autobiografia di Carl Gustav Jung pubblicata con il titolo "Ricordi, sogni, riflessioni" sono stati una grande scoperta per me. Il mio interesse per la psicologia è di lunga data, intrapreso passando per le fiabe ed il loro simbolismo. L'approdo quasi inevitabile era arrivare a Jung ed i suoi allievi che hanno ampiamente studiato il simbolismo nelle sue più varie accezioni, compreso quello delle fiabe.
Questo ultimo capitolo (che naturalmente consiglio vivamente a chi non l'avesse già letto) sintetizza gli ultimi studi (ultimi anche della sua vita) portati avanti da Jung sulla religione e le simbologie ad essa legate.
Non sono in grado nemmeno sinteticamente di presentare i concetti e le osservazioni fatte da Jung in questo capitolo.
Spero solo di avervi incuriosito.
Pensierino aggiunto. Mi piace questa immagine del Dio razionale contro il Dio dell'istinto. Una battaglia senza esclusione di colpi, sicuramente (Dio ne sa una più del Diavolo!) . Illuminanti sono le riflessioni sul male quale componente "permanente" del bene e quindi com-presente "anche" nella divinità. Mi ricorda un altro libro che ho letto le scorse settimane di Sergio Quinzio, La sconfitta di Dio, anche questo tutto imperniato sulle promesse non mantenute di Dio e sulla incompresibilità del male.
giovedì 27 novembre 2008
Sogno o son desto
Da quando non ho più l'assillo della sveglia mi pare di sognare di più. Ed è una bella sensazione. Ora potrei permettermi di scrivere qualche sogno (e l'ho fatto su questo blog) anche se è una tecnica assai difficile per la complessità delle trame e dei riferimenti, per i rimandi al mio vissuto, della mia famiglia, delle persone che ho conosciuto. Non poco hanno a che fare (i sogni) con ciò che leggo quotidianamente e sopratutto con ciò che leggo la sera prima di addormentarmi. Molti scrittori si sono cimentati con la scrittura di sogni e forse gran parte della letteratura è un sogno, chissà... Penso che su quel percorso verso un uomo migliore che immagino sia la strada che ciascuno intraprende, bisogna fare i conti con se stessi e con i propri sogni... Quel che pare chiaro (almeno per me) che la contrapposizione realtà/sogno è da conbattere strenuamente: cancelleremmo, negando il sogno a favore della realtà, una parte fondamentale del nostro essere uomini.
mercoledì 29 ottobre 2008
Gianni Audisio, CartaVetrata - Concorso Nazionale di Satira e Umorismo 2008
mercoledì 9 luglio 2008
Aforismi di Arthur Schopenhauer
Vita e sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.
La vita di ciascuno trascorre tutta tra il volere e l'ottenere. Il desiderio per sua natura è dolore, la soddisfazione genera ben presto saturazione: la meta era solo apparente. Il possesso toglie ogni interesse: il desiderio, il bisogno ricompare sotto nuova forma; dove non succede, subentrano lo squallore, il vuoto, la noia, che da combattere sono altrettanto tormentosi come il bisogno.
L'amore autentico è sempre compassione; e ogni amore che non sia compassione è egoismo.
Noi sentiamo il dolore, ma non l'assenza del dolore; sentiamo la preoccupazione, ma non l'assenza della preoccupazione; la paura, ma non la sicurezza. Sentiamo il desiderio, così come la fame e la sete; ma non appena è soddisfatto, succede come per il boccone che, nel momento in cui viene inghiottito, cessa di esistere per la nostra sensibilità. Sentiamo amaramente la mancanza di piaceri e di gioie, quando non ci sono; dei dolori invece non sentiamo direttamente la mancanza, anche se non ne proviamo da parecchio tempo, tuttalpiù ce ne ricordiamo per mezzo della riflessione. Solo dolore e mancanza infatti possono venire sentiti positivamente, e dunque si fanno sentire da sé: il benessere invece è solo in negativo. Perciò noi ci rendiamo conto direttamente dei beni più grandi della vita, salute, giovinezza e libertà, solo quando le abbiamo perdute: perché anch'esse sono negazioni. Dei giorni felici della nostra vita ci accorgiamo solo quando hanno ormai lasciato il posto a giorni infelici.
La vita di ciascuno trascorre tutta tra il volere e l'ottenere. Il desiderio per sua natura è dolore, la soddisfazione genera ben presto saturazione: la meta era solo apparente. Il possesso toglie ogni interesse: il desiderio, il bisogno ricompare sotto nuova forma; dove non succede, subentrano lo squallore, il vuoto, la noia, che da combattere sono altrettanto tormentosi come il bisogno.
L'amore autentico è sempre compassione; e ogni amore che non sia compassione è egoismo.
Noi sentiamo il dolore, ma non l'assenza del dolore; sentiamo la preoccupazione, ma non l'assenza della preoccupazione; la paura, ma non la sicurezza. Sentiamo il desiderio, così come la fame e la sete; ma non appena è soddisfatto, succede come per il boccone che, nel momento in cui viene inghiottito, cessa di esistere per la nostra sensibilità. Sentiamo amaramente la mancanza di piaceri e di gioie, quando non ci sono; dei dolori invece non sentiamo direttamente la mancanza, anche se non ne proviamo da parecchio tempo, tuttalpiù ce ne ricordiamo per mezzo della riflessione. Solo dolore e mancanza infatti possono venire sentiti positivamente, e dunque si fanno sentire da sé: il benessere invece è solo in negativo. Perciò noi ci rendiamo conto direttamente dei beni più grandi della vita, salute, giovinezza e libertà, solo quando le abbiamo perdute: perché anch'esse sono negazioni. Dei giorni felici della nostra vita ci accorgiamo solo quando hanno ormai lasciato il posto a giorni infelici.
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