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giovedì 31 gennaio 2013

Sereno albero verde


Da "Io non ho mani" di David Maria Turoldo.

MEMORIA

È la memoria una distesa
di campi assopiti
e i ricordi in essa
chiomati di nebbia e di sole.

Respira
una pianura
rotta solo
dagli eguali ciuffi di sterpi:

in essa
unico albero verde
la mia serenità.

Pensierino. Tutta la calma dei campi assopiti nella nebbia e dentro un albero verde, sereno.
Haiku:
Sereno
albero verde
nella nebbia

domenica 23 dicembre 2012

Haiku invernale


Nidia mi invia questo haiku in un commento e non resisto a non pubblicarlo in evidenza.

risale il sole
l e n t i s s i m a m e n t e
sull'orizzonte



sabato 16 giugno 2012

Piccolo omaggio a Sandro Penna

O casa in costruzione se io non fossi
vecchio quanta gioia in te metterei.
Non potresti restare un po' così
anche un po' meno di quanto vorrei?

L'aria serena torna.
E resta mia
questa non più serena
malinconia.

Tutto pieno di voglie
era, rosse e confuse,
quello che alle mie voglie
calme, le sue confuse.

E' bello lavorare
nel buio di una stanza
con la testa in vacanza
lungo un azzurro mare.

(da Sandro Penna, Poesie, Garzanti, 1989)


Aggiungo, come pensierino, un mio haiku (un po' "nostalgico") e non ci penso più...

mi raggi
sole
e
l'ombra svapora
(forse)

mercoledì 13 giugno 2012

Mu, il vuoto

Scrive Shakespeare da qualche parte: When the light of sense goes out, but with a flash that has revealed the invisible world , cioè, più o meno Quando la luce di senso se ne va, (ma) con un lampo ha rivelato il mondo invisibile.
Da un po' di tempo mi diletto di haiku e più ne leggo e più capisco quanto siano lontani dalla nostra mentalità occidentale. Ultimo trovo in Roland Barthes, L'impero dei segni (uno dei libri miei favoriti e che ho riletto varie volte) un capitolo chiamato TALE che parla appunto di haiku. Cercavo una cosa e ne trovo un'altra che prima non avevo notata o avevo letto con superficialità. E così Barthes mi porta in quell'impero dei segni che tanto ci sconcerta. Come è chiaro, ormai, l'haiku non ha un senso, non esprime sentimenti , non ha scopi didascalici e nemmeno descrive natura ed oggetti. Barthes scrive che è come un "ricciolo grazioso" che si arrotola su se stesso e basta. 
L'appropriazione indebita che l'occidente ha fatto dell'haiku, assimilandolo ad un componimento breve, è del tutto gratuita, o meglio, ne ha fatto un'altra cosa.
Eppure rimane questo fascino un po' arcano dell'haiku (anche per noi) e il solo pensiero che una cultura abbia elaborato un segno per descrivere il vuoto , mi inorgoglisce come essere umano, mi fa pensare che c'è qualcosa di grande in noi. Insomma, con Shakespeare, quando il senso se ne va, rimane una scia rivelatrice di un mondo invisibile che per un istante (il tempo del flash) si (ci) illumina. 

Mu, il vuoto


martedì 24 aprile 2012

Deja-vu



La sensazione del “deja-vu” non si spiega in altro modo: tutta l’esistenza a venire ognuno di noi l’ha sognata da bambino ed è perciò che di fronte a ogni fatto vissuto qualcosa ci avverte oscuramente che l’abbiamo già conosciuto. Ogni nuova esperienza non fa che confermare questa o quella vecchia storia che il cervello, tanto tempo prima, ha raccontato a se stesso durante la notte. Deve essere cosi. Come potrebbe la mente, tomato il giorno, sopportare senza annientarsi lo spettacolo angosciante della realtà, se segretamente non ne conoscesse già ogni piega? L’interminabile ripetersi notturno dei sogni dell’infanzia era necessario alla sopravvivenza: come un’educazione lenta al nulla che inevitabilmente sarebbe venuto. O piuttosto: tutto è già accaduto. E la vita adulta non è che la stiracchiatura di un sogno infantile da tempo finito, il suo lento sbiadire inquieto nel mattino indifferente del tempo.
(Philippe Forest, Sarinagara, Alet edizioni, 2008)


Pensierino. Forest sfugge ad un brutto sogno: la morte prematura della figlia. Si rifugia in tre storie, lontanissime dalla sua cultura e dal suo paese (la Francia): scrive di Kobayashi Issa (il grande interprete dell'arte del haiku) , di Natsume Soseki (lo scrittore "inventore" del romanzo giapponese moderno) e di Yamahata Yosuke (il fotografo delle vittime di Nagasaki). Cosa cerca ? Il Nulla, semplicemente.  



Haiku di Issa


Calma, lumaca : 
            tu scàlalo, il Fuji, 
                      ma senza affrettarti.


[Katatsuburi
          soro-soro nobore
                    Fuji no Hoshi tsuki] 


sabato 19 marzo 2011

Dal romanzo all'haiku


Scrive Guido Ceronetti nel suo "Insetti senza frontiere", ed. Adelphi, 2009 :
In un foglio appeso ali'edicola, un giornale locale comunicava: «HANNO UCCISO UNA DONNA MA IL CADAVERE NON SI TROVA. RICERCHE NELLA NOTTE». È poco, per ricostruire la storia: la telefonata alla polizia è dell'assassino, che però ha già fatto sparire il cadavere. Se avesse chiamato da un cellulare, sarebbe stato preso subito. Ma il comunicato in cubitali aveva la bellezza dell'indeterminato: «Ricerche nella notte». Con le torce elettriche, nella campagna, i cani... Oppure in appartamenti e luoghi di prostitute.
La ricerca è senza esito, i poliziotti sono stanchi, prendono qualcosa a un bar che ha appena alzato la saracinesca, il ragazzo della cronaca telefona dalla Questura che il corpo dell'uccisa è introvabile. Forse, il fatto non è avvenuto.
Pensierino. La dislessia avanza. Scartati i saggi con frasi più lunghe di  al tutto. ragazzi (molti di più di quello che si possa pensare) si appassionano alla lettura di mattoni davvero ingombranti come Le cronache di Narnia , Il signore degli anelli ecc ecc metre trovano insopportabili la lettura di due pagine di storia.


Diciamo che vedo già il limite estremo di questa mia malattia progressiva: l'haiku. Ve ne lascio un solo esempio moderno di Masaoka Shiki:


Nel mio andarmene
nel tuo restare -
due autunni.

I venti di Mario Vargas Llosa

 Il protagonista di questo libretto di Vargas Llosa si reca una mattina con l'amico Osorio ad una manifestazione contro la chiusura di u...