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venerdì 2 febbraio 2018

Quaderno rosso dei ricordi

Il quaderno 16x21 ha una copertina in pelle morbida, rosso mattone, inciso con motivi ad arabesco e con una impuntatura al bordo che in origine doveva sostenere una legatura con uno spago. Me lo consegnano come se fosse una reliquia e infatti lo è. All'interno una contro-copertina a quadrettini e poi fogli di cellulosa spessi e assorbenti per rendere più facile la scrittura con un pennino intinto nell'inchiostro, ma ci scriveranno anche con una normale penna bic e con matite che prendono però tutte le sfumature sulla pagina che sembra invogliare alla scrittura.
Il quaderno si apre con una dedica
Si, si può ben mostrare all'occhio dell'amante fedele l'oggetto lontano della sua idolatria.
Ma le scene dell'attesa, degli addii, i pensieri, i ricordi dolci e amari, i sogni incantatori degli essere che amano, chi può renderli?...

Così recita e subito si è immersi in una atmosfera fatta di amicizie e distacchi, addii e rimpianti per ciò che poteva essere e non è stato.
Poi la seconda pagina è un saluto beneagurante di una suora della Charitas con la data 25-06-1942 e il luogo Rho. Forse era il luogo di raccolta di sfollati da Milano: i grandi esodi inizieranno a Ottobre del 1942 con i primi bombardamenti importanti della città (nel 1940 le incursioni aere erano state poco significative e quasi senza danni). Questo nascondersi e camuffare i propri nomi è svelato da una pagina (un'imprudenza che poteva costare cara, ma allo stesso tempo una grande prova di fiducia)...
Valera 17- 6 - 44 ore 12.33
Piccola cara Claudia il ricordo delle ore passate in questo "infernale eden" ti rammenti chi ti è amica volendoti tanto bene.
Se il destino vorrà che c'incontriamo ancora, sarà una prova che di ebrei nella nostra adorata e libera Patria ce ne sarà rimasto almeno uno
Susi
(Ivacich Maria) 

Di seguito una sequela di amici e conoscenti che nei mesi e negli anni successivi (fino all'epilogo del 18-06-44) scrivono della loro vicinanza, anzi del loro affetto qualcuno anche di un amore che sarebbe potuto nascere per la persona che possedeva il quaderno, di piccoli ricordi e sentimenti e paure condivise. Forse era la stessa proprietaria del quaderno che invitava gli amici più cari a scrivere un pensiero nell'evidente intento di serbare il ricordo di un periodo difficilissimo che aveva favorito una grande fratellanza umana.
Tra questi ricordi in particolare...
La fisarmonica non scordar
I gnocchi non dimenticar
E Pla...tone di nominar
La passione oleatica di fiutar
e la legna che facemmo al Parco
invece di ginnasticar 


Nell'ultima pagina una matita ormai scolorita scrive le parole più tragiche, la morte violenta del padre. Una scrittura minuta che pare voler scomparire tanto è tragico l'annuncio del lutto. Dopo non ci può essere che il silenzio.


Ripongo il quaderno rosso in un cassetto, come fosse una reliquia.

sabato 20 aprile 2013

Il gelo dei sentimenti



Il tempo di un pensierino ascoltando Brhams suonato da Glenn Gould. Quando non si riesce a dire di aver bisogno di dolcezza ed affetto e ci si fa prendere dal gelo dei sentimenti, cosa ci si può aspettare di ottenere in cambio se non il silenzio ?

domenica 22 luglio 2012

L'amore è una cosa che secca

Corrado, un professore di una scuola di Torino, è tra le migliaia di persone che si allontanano dalla città durante i tremendi bombardamenti alleati del 1943. Vicino alla casa in collina dove abita con Elvira e sua madre, ha ritrovato Cate che otto anni prima è stata la sua ragazza. Cate ha un figlio, Dino avuto da non si sa chi e in Corrado si insinua il dubbio che sia suo figlio.
Quando chiedevo a Dino se disegnava ancora, lui alzava le spalle, e dopo un poco mi portava il quaderno. Allora parlavamo di uccelli, di cavallette, di strati geologici. -Perché, - mi chiedevo, - non posso fargli compagnia come prima, quando nemmeno immaginavm questa faccenda?- Se adesso Dino mi accettava senza molto entusiasmo, era perché gli stavo troppo alle costole, perché mi facevo suo padre. Strana cosa, pensai, coi bambini succede come succede con gli adulti: si disgustano a troppo accudirli. L'amore è una cosa che secca. Ma erano amore le smanie dell'Elvira per me, le mie chiacchiere con Dino e il farmi ragazzo per lui? Esistono amori che non siano egoismo, che non vogliano ridurre l'uomo e la donna al proprio comodo? Cate lasciava che facessi, che prendessi il suo posto accanto a Dino, che girassimo i boschi. Ci dava un'occhiata a sera arrivando, impenetrabile, canzonatoria, e ascoltava tranquilla le vanterie di Dino. A volte pensavo che anche lei ci trovasse il suo comodo. Dino imparava e profittava frequentandomi.
Pensierino. Mettiamola così: se l'amore "secca" forse non è amore. Ma come diceva una mia ... (non so come definirla) "odiamo profondamente ed irrimediabilmente una persona per le stesse identiche cose per cui prima l'abbiamo amata perdutamente".

martedì 4 ottobre 2011

Foto e realtà

Ho fatto delle foto agli ultimi fiori del giardino: rose rosse scarlatte, grandi margherite, rinsecchite ortensie e delicati fior di vetro. Le ho volute fare di grande risoluzione e qualità. Ed eccole qui sul computer : apro la cartella , sfoglio le immagini e... non mi trovo. L'immagine non è come l'ho immaginata. Eppure l'ho vista proprio così quella rosa, o forse no, non era così... E quella margherita? Neanche lei non era così. Ma come è possibile ?
Se "fotografiamo" un oggetto e dopo pochi istanti non lo riconosciamo più, cosa rimarrà degli impalpabili sentimenti ?  
Ecco alcune foto...



Per i sentimenti alla prossima...

mercoledì 17 febbraio 2010

Passione e compassione ("ispirato" da una frase del libro di Romain Gary, La vita davanti a sé)


Progressivamente e quasi impercettibilmente il loro rapporto era passato dalla passione alla compassione. Non era un trauma per nessuno di loro. Sembrava anzi un esito naturale, il frutto di una stagione. In questo stemperarsi di sentimenti trovavano pace, fuggivano l'abbagliante incandescenza dei sensi per scoprire più delicate sfumature della propria umanità, delle proprie debolezze e le riconoscevano nell'altro. Rimaneva solo a volte negli occhi un lampo di quelle passioni, appannato da un'ombra di malinconia, ma poi si sorridevano passandosi un mano nei capelli.

giovedì 29 ottobre 2009

Ti ho sognato



Ti ho sognato. Avevi la faccia imbronciata. Ti ho vista sempre così. C'era in te come un rancore verso il fato avverso: avevi governato la tua vita fino ad un certo punto e le cose sembravano andare nella direzione che volevi. Poi (ecco il fato) il vento è girato e le cose sono andate per un'altra strada e tu, da quel momento, hai cominciato ad inseguirle senza mai raggiungerle. Hai dovuto faticare. Ti sei graffiata l'anima. Alla fine ti sei rimessa in strada, ma quell'ombra ti è rimasta addosso come un marchio nelle carni.
Mi piaceva quell'ombra. Temevo sempre di imbattermi nella determinata sfrontatezza di prima, quella che ti aveva fatto credere di poter governare la tua vita. Ora c'era di mezzo anche la mia.
Ma ecco, ancora una volta, avevi creduto di poter dare una spallata al fato e invece quello ti ha beffato.
E' nella tua natura fare di queste prove e non saresti tu se non le facessi.

venerdì 3 aprile 2009

Equivoci

Parlare di equivoci in amore è d'obbligo. Forse l'amore stesso si base su un equivoco: si pensa di amare un uomo o una donna per l'immagine che abbiamo di lei o di lui, ma quell'immagine (non parlo evidentemente solo di quello che si vede) è una costruzione nostra. Naturalmente una costruzione che l'altro ha, come dire, "promosso" in qualche modo per accondiscendenza o più semplicemente per voglia di piacere: un rapporto costruisce ruoli nei quali i due partner recitano una loro parte. Una parte che come in ogni buona sceneggiatura non può che avere un suo sviluppo quasi naturale. Così non deve sollevare alcun stupore che le stesse persone "diventano" in situazioni diverse, persone diverse. Certo, come in ogni commedia, gli attori hanno le loro preferenze a scegliere una parte piuttosto che l'altra: si sceglie quella più "congeniale" per il proprio carattere, inclinazioni, età, temperamento ecc. Quelli più duttili riescono ad adattarsi a più ruoli e passano con disinvoltura dal comico al drammatico, dalla commedia brillante all'horror, dal "buono" al "cattivo". Quelli più "rigidi" si specializzano in un genere o personaggio con esiti davvero sorprendenti. Avete presente il vecchietto nei film western che mastica tabacco e sputa? Ottimi caratteristi che facevano solo quella parte lì. Bravissimi!

Ma perché allora parlare di equivoci se quella è una "parte" in qualche modo assegnata? Uno deve solo farla bene e fino in fondo e guai se svela l'arcano strappando il sipario e facendo vedere cosa c'è dietro la commedia: la rappresentazione cade nel ridicolo, il pubblico rumoreggia, gli attori si impapinano e non ricordano più le batture e finisce nei fischi generali, con lancio di verdura sul palco.
Ecco! Oggi avrei bisogno di molta verdura assortita.

domenica 8 marzo 2009

Ci sono parole che non si dicono

Ci sono parole che non si dicono. Non le vogliamo proprio dire. Forse ci spaventa persino pensarle. E allora cerchiamo un sotterfugio per mentirci e non essere scoperti. L'anima è nuda di fronte a se stessi (ci ricorda sempre Emily). Ma solo se si ha il coraggio di guardare. Altrimenti porta improbabili montoni con grandi colbacchi ed ai piedi pesanti stivali di pelle.
Non parliamo poi quando c'è di mezzo l'amore o più semplicemente l'amicizia. Allora scattano meccanismi ancora più complessi. Non si deve urtare o offendere l'amico o l'amante. Non si deve mentire e quello che si dice deve essere vero o almeno spesso ci accontentiamo del verosimile. Allora si cambia bersaglio, si concentra l'attenzione propria e dell'interlocutore su qualcos'altro, maledettamente vicino alla realtà, ma spostato di quel tanto che basta per non far individuare il vero bersaglio. La fiducia dell'interlocutore fa il resto e si continua a parlare di qualcosa che non esiste.
Si pensa così di salvare amore o amicizia ed invece si incrinano irrimediabilmente.

sabato 21 febbraio 2009

Una giornata così così

Una giornata così così, ieri.
Ci sono giorni che sembrano caricarsi di tutto il non-detto e il non-fatto e diventano fiumi di parole e di azioni, come se una diga si fosse rotta e l'acqua, tumultuosa, precipitasse a valle.
Sono i sentimenti rattrappiti che saltano fuori come molle compresse e prendono direzioni impensabili. Eppure si è portati a pensare che il silenzio e l'inazione avrebbero insegnato parole meditate ed azioni congruenti, ma, come chi è preso nella notte calma da un crampo improvvisono, non rimane che balzare dal letto ed agitarsi battendo il tallone a terra, con movimenti inconsulti ed imprecando contro la mala sorte.
Un'amica mi diceva parafrasando una frase di un libro di psicologia che i vecchi amori bisogna "appenderli al muro, come quadri", immagino volesse dire che bisogna distaccarsene e guardarli senza pretendere di aggiungere o togliere nulla. Già forse è così, bisogna appenderli al muro, ma, questo è il guaio, non riesco a fare a meno di ammirarli. E' una mia malattia questa: non riuscire a distaccarmi dai sentimenti che ho provato, rimangono come un sapore in bocca, un'ombra nella nebbia, un suono di parole dolci. Non ho un semplice tasto reset come il computer che cancella tutto e non so se sia un male.

sabato 31 gennaio 2009

Una lettera, una poesia

Scusa se ti scrivo. Ci conosciamo appena. Ma la poesia va letta ad alta voce e le mie orecchie non sentono. C'è bisogno che qualcuno mi racconti cosa sente e forse anch'io allora comincerò a sentire.
Leggo da Per un sentiero chiaro di Fabrizia Ramondino:

Puntualizzazioni

Il mio stare
- scusate la puntualizzazione -
non è come usa dire oggi
depressione.
E' interrogare
senza speranza di risposta
né - dio ne scampi -
attesa di precisazioni.


Cosa senti? Io sono confuso. Le domande erano forse sbagliate?
Aspettare precisazioni, poi, che pretesa. Perché qualcuno dovrebbe fornircele?
Dimmi, cosa hai sentito?

giovedì 29 gennaio 2009

Andreas Scholl, Che farò senza Euridice dall'Orfeo di Monteverdi



Che farò senza Euridice!
Dove andrò senza il mio ben!
Euridice! Oh dio! rispondi,
io son pure il tuo fedel.
Euridice! Ah! non m'avanza
più soccorso, più speranza
né dal mondo, né dal ciel!
Che farò senza Euridice!
Dove andrò senza il mio ben!

Commento. Si scopre, all'improvviso, la solitudine. Quando si scopre sembra essere troppo tardi: ci si è inoltrati in una terra arida, fatta di ricordi e illusioni. Per tornare bisognerebbe levare un po' di zavorre ed alzare una vela alta e aspettare il vento. Dunque, non si può attendere, alza la randa.

sabato 24 gennaio 2009

Sorry i am di Ani di Franco

Ho inserito nella musica di questo blog la canzone di Ani di Franco Sorry i am, struggente ed intonata a molti dei miei sentimenti. Di seguito la traduzione.


Mi dispiace non essere sembrata più emozionata al telefono
Mi dispiace che dopo tutti questi anni
ti ho lasciato facendoti sentire rifiutato e solo, ti ho fatto piangere
Credo di non averti amato tanto quanto tu hai amato me
Credo che non sarò mai in grado di dirti quanto mi dispiace

E non so cosa c’è che non va con te
So solo che non è come era
E non so perché il rosso sparisce prima del blu, è così e basta
E non so cosa non va in me,
che non riesco mai a rimanere tranquilla
Continuo a pensare che un giorno appianerò ogni cosa con te
E forse un giorno lo farò davvero

Credo di non averti mai amato
nel modo in cui tu hai amato me
Credo che non sarò mai in grado di dirti quanto mi dispiace
Mi dispiace
Mi dispiace
Mi dispiace

lunedì 19 gennaio 2009

da Vedremo domenica di Milo de Angelis

...
Uno solo è il tempo, una sola
la morte, poche le ossessioni, poche
le notti d'amore, pochi i baci, poche le strade
che portano fuori di noi, poche le poesie.

Commento. Troppo il tempo, poca la vita

venerdì 16 gennaio 2009

E' rimasto

Ho sognato di accarezzarti
una carezza intima
presagio di altre tenerezze.
Sulla mano il calore del tu corpo
è rimasto
fino al mattino.

lunedì 12 gennaio 2009

Quando finisce


Quando finisce un amore? Nessuno lo sa esattamente. Non è come accendere e spegnere la luce. Ce ne accorgiamo dopo un po', a volte non ce ne accorgiamo affatto. A volte facciamo finta che non sia finito. Mai e poi mai finisce, come dire, all'unisono: troppi controtempi e malintesi e silenzi e... Spesso di tutte queste alternative scegliamo la più tranquillizzante.
Quel consiglio di De André "ama e ridi se amor risponde / piangi forte se non ti sente" è più facile da praticare nella prima parte. Ti accorgerai quanto è sordo il disamore dell'altro e scoprirai, all'improvviso, che "è finito un amore". La luce era già spenta, ma non te n'eri accorto.

sabato 3 gennaio 2009

Paul Auster, L'invenzione della solitudine

Leggendo di Paul Auster "L'invenzione della solitudine" ho letto -Comprendo che è impossibile entrare nella solitudine altrui. Seppene possiamo arrivare a conoscere molto parzialmente un altro essere umano, questo vale solo entro i limiti da lui stesso imposti. Un uomo dice :ho freddo. Oppure non dice niente, ma lo vediamo rabbrividire. In entrambi i casi, appuriamo che ha freddo. Ma quando un uomo non dice niente e non rabbrividisce? Dove tutto è refrattario, dove tutto è arcigno ed evasivo, non si può far altro che osservare. Quanto poi si riesca a dedurre dall'osservazione, è tutt'altro discorso.-

Mi è venuto alla mente che qualcuno di recente mi ha rimproverato di avere quei tratti "arcigni ed evasivi" che Auster "riconosce" in suo padre. Non nego che questa impressione ci sia sul mio volto, ma forse guardando meglio si potrebbe vedere anche un leggero brivido di freddo. Mi sbaglio?

mercoledì 24 dicembre 2008

Agitata da due venti, Antonio Vivaldi - Cecilia Bartoli




TESTO DEL LIED

"Agitata da due venti"
di anonimo

Agitata da due venti,
freme l'onda in mar turbato
e 'l nocchiero spaventato
già s'aspetta a naufragar.
Dal dovere da l'amore
combattuto questo core
non resiste e par che ceda
e incominci a desperar.



Ridente al calda. Cecilia Bartoni canta K 152 di W.A. Mozart



Ridente la calma nell' alma si desti;
Ne resti più segno di sdegno e timor.
Tu vieni frattanto a stringer mio bene,
Le dolce catene si grate al mio cor.



Commento. E' il mio augurio: guardiamo alle cose belle e buone che ci offre la vita, non cediamo alla disperazione.

mercoledì 17 dicembre 2008

Si t' 'o sapesse dicere di Eduardo de Filippo



Si t' 'o sapess dicere

Ah… si putesse dicere
Chell' c'o core dice
Quant' sarria felice
Si t' o sapesse di'
E si putesse sentere
Chell' che 'o core sente
Dicisse eternamente
Voglio resta' cu te'

Ma 'o core sape scrivere?
'O core e' analfabeta
E' comm' a nu' pueta
Ca nun sape canta'
Se 'mbrogia sposta e vvirgole
Nu punto ammirativo
Mette nu' cungiuntivo
Addo nun 'nce adda sta'
E tu che o staje a sentere
Te 'mbruoglie appriesso a isso...
E addio felicità!!


Ah se ti potessi dire
quello che il cuore dice
quanto sarei felice
se te lo sapessi dire

e se potessi sentire
quello che il cuore sente
diresti eternamente
Voglio restar con te.

Ma il cuore sa scrivere?
il cuore è analfabeta.
è come un poeta
che non sa cantare.
Si imbroglia sposta le virgole
un punto esclamativo
mette un congiuntivo
dove non ci deve stare
E tu che lo ascolti
Ti imbrogli assieme a lui!
E addio felicità!!

giovedì 11 dicembre 2008

Questionario sui sentimenti

Tre domande:

1) Ci sono comportamenti "sentimentali" stereotipati per donne ed uomini? Elencane almeno tre (tra quelli che ritieni più frequenti) che ritieni "caratteristici" del genere.

2) Ritieni che la capacità di comunicazione dei sentimenti (pubblica o privata) sia una differenza di genere. Per intenderci che sia più facile o frequente per le donne che per gli uomini o viceversa.

3) Quale è stato, secondo la tua esperienza, il sentimento più difficile da esprimere.

mercoledì 10 dicembre 2008

Sentimenti ed ecologia

Capita (anche nei blog) che la parola scritta sia fraintesa, crei equivoci e su questi si costruiscano malintesi che spesso diventano velocemente inimicizie e repulsioni violente. Spesso tutto ciò non è dovuto a difetti di comunicazione: i concetti sono chiaramente espressi, non c'è incertezza di interpretazione, almeno apparente. Eppure è come se leggessimo le cose con una lente deformante e le parole, le sfumature, diventano mostri che ci trascinano lontano, perdiamo il senso della misura, confondiamo ciò che siamo con ciò che leggiamo.
Non capita con tutti gli argomenti, naturalmente o per fortuna. Ma diciamo che ci sono questioni che sono più sensibili a questo stravolgimento di altre. Non parlo delle parole della politica nelle quali ormai c'è urgente bisogno di una vera e propria ecologia del linguaggio. Mi pare che uno degli argomenti che crea più confusione è quello dei sentimenti nel quale rivendichiamo (tutti) una qualche competenza o presunta tale. Fosse anche per dichiarare che non ne capiamo nulla, ma anche questo è un modo di affrontare la questione, con la lente deformante dello scetticismo e del sarcasmo. In più sui sentimenti sembra ci sia una primazia delle donne sugli uomini che, beninteso, non voglio minimamente contestare, ma che mi permetto di osservare criticamente. Questo solo fatto mi ha creato non pochi problemi (anche) su questo blog, ma ritengo sia un argomento da non lasciare alla incultura di Maria de Filippi o del Grande fratello che fanno scuola. Anche su questo argomento occorre, evidentemente, partire dai "fondamentali". C'è qualcuno che si avventura su questa impervia strada?

I venti di Mario Vargas Llosa

 Il protagonista di questo libretto di Vargas Llosa si reca una mattina con l'amico Osorio ad una manifestazione contro la chiusura di u...