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lunedì 19 novembre 2012

Albertine

"Che dobbiamo fare Albertine?"
Lei sorrise e dopo una breve esitazione rispose:
" Ringraziare il destino, credo, di essere usciti incolumi da tutte le nostre avventure... da quelle vere e da quelle sognate".
Arthur Schnitzler, Doppio sogno, Adelphi, 1980

Stanley Kubrick - Eyes Wide Shut

Una ragazza dagli occhi splendenti, ridenti, dalle paffute guance opache, con un "polo" nero profondamente calzato sul capo, che spingeva una bicicletta con un dondolio delle anche così dinoccolato, un aspetto e termini di gergo così sfacciati e gridati così forte, quando le passai accanto (tra cui distinsi la frase irritante "vivere la propria vita")
Un istante, mentre passavo accanto alla bruna dalle gote paffute che spingeva una bicicletta, incrociai i suoi sguardi obliqui e ridenti, vibrati dal fondo di quel mondo inumano che racchiudeva la vita della piccola tribu, inaccessibile ignoto in cui l'idea di quello che io ero non poteva certo né giungere, né trovar posto. Tutta attenta a quel che dicevano le compagne, la fanciulla dal "polo" che le scendeva molto basso sulla fronte mi aveva visto nel momento in cui il raggio nero emanato dai suoi occhi mi aveva incontrato?
Marcel Proust, All'ombra delle fanciulle in fiore, Einaudi

Christian Krogh-Albertine i politilægens venteværelse

venerdì 10 ottobre 2008

Francesco Petrarca, L'ascesa al Monte Ventoso [Malaucena 26 aprile (1353?)]

Come scegliere i compagni di viaggio
Senonché, quando dovetti pensare ad un compagno di viaggio, nessuno dei miei amici – meravigliati pure – mi parve in tutto adatto: tanto rara, anche tra persone care, è una perfetta concordia di volontà e di indole. Questi era troppo pigro, quello troppo attivo; questi troppo fiacco, quello troppo svelto; questi troppo triste, quest'altro troppo allegro; questi troppo sventato, quello troppo prudente rispetto a quanto desiderassi; di questo mi spaventava il silenzio, di quello la loquacità; di questo la pesantezza e la pinguedine, di quello la magrezza e la debolezza; di quest'altro mi scontentava la fredda indifferenza, di quello l'ardente darsi da fare: tutti difetti che, sebbene gravi, in casa si sopportano (tutto compatisce l'affetto e l'amicizia non rifiuta alcun peso), ma che in viaggio divengono davvero pesanti. E cosi, esigente com'ero e desideroso di un onesto svago, pur senza offendere in nulla l'amicizia, mi guardavo intorno soppesando il prò e il contro, silenziosamente rifiutando tutto quello che mi pareva potesse intralciare la gita progettata. Finalmente - che pensavi ? - mi rivolgo agli aiuti di casa e mi confidai con l'unico fratello, di me più giovane e che tu ben conosci. Nulla avrebbe potuto ascoltare con maggiore letizia, felice di potersi considerare verso di me fratello e amico.

L'incertezza dei sentimenti
Troppi sono ancora gli interessi che mi producono incertezza e impaccio. Ciò che ero solito amare non amo più; mento: lo amo, ma meno; ecco, ho mentito di nuovo: lo amo, ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente ho detto la verità. È proprio così: amo ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza. In me faccio triste esperienza di quel verso di un famosissimo poeta (ndr Ovidio, Amor 3,11b,35): "Ti odierò, se posso; se no, t'amerò contro voglia".

Petrarca cita Agostino
E vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, i vasti flutti del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell'Oceano, le orbite degli astri, e trascurano se stessi.

Commento. A parte il fine didascalico del racconto che ribadisce il tema del "non assecondare la carne nelle sue concupiscenze", vi sono spunti davvero moderni in questo piccolo resoconto di una giornata in montagna. Come scrive Proust :<< Leggendo il nuovo capolavoro di un uomo di genio, vi troviamo con piacere tutte le nostre riflessioni che avevamo disprezzate, le allegrie, le tristezze che avevamo contenute, tutto un mondo di sentimenti da noi disdegnati e di cui il libro dove le ravvisiamo ci rileva istantaneamente il valore.>>

mercoledì 24 settembre 2008

Alain de Botton, Come Proust può cambiare la vita



L'infelicità è fra le cose cui il genere umano si applica con più impegno e dedizione. Se fossimo stati posti sulla terra da un malvagio creatore al solo scopo di soffrire potremmo senz'altro congratularci con noi stessi per l'entusiasmo col quale assolviamo un simile incarico. Del resto, i motivi per essere inconsolabili abbondano: la fragilità del corpo, la mutevolezza dell'amore, le ipocrisie della società, i compromessi dell'amicizia, gli effetti deleteri della routine. La tenacia dei mali che ci assillano farebbe perciò supporre che l'estinzione della specie sia il momento più atteso da tutti.

Commento. Si, abbiamo delle pretese sul mondo. Soprattutto chi continua a depredare qualsiasi cosa (foreste, cibo, aria, acqua...) al solo scopo di far soldi. La pretesa, poi , non è solo dell'uomo sul mondo, ma dell'uomo sul proprio simile. Potremmo sparire come specie lasciando pochi rimpianti.

sabato 28 giugno 2008

Scherziamo con il tempo

Il tempo innanzitutto trascorre, se proprio si vuole fare i poetici, fluisce.
Brutalmente passa (quasi sempre in fretta), o stringe, per indicare che il tempo che si ha a disposizione per compiere qualcosa sta per finire.
Ma naturalmente si può perdere la nozione del tempo, e quindi non rendersi più conto del suo trascorrere e ciò può avere anche qualche effetto positivo. Oppure perderne proprio tergiversando in qualche modo. Naturalmente chi tergiversa ha bisogno di prendere tempo ed allora si lancia in tante declinazioni: fra poco, poco prima, poco dopo, c’è tempo non c’è fretta o c’è sempre tempo fino al terrificante un attimino (come un tempo compresso) che spero non entri mai nei vocabolari anche quelli più spericolati dietro le “novità” linguistiche. Arriva la dilazione fino al più sgarbato non ho tempo da dedicarti. Naturalmente il suo interlocutore non ha tempo e vuole risparmiare tempo (non volendolo sprecare) perché vuole impiegarlo bene e intende il perdere tempo dell’altro come un rubare del suo. Per lui il tempo dell’altro è troppo e quando lo vedrà finalmente arrivare esclamerà seccato “al tempo”. Ma per i furti di tempo non c’è sanzione né possibile recupero. Il tempo è perduto e al massimo ci puoi scrivere su molto (Marcel Proust).
Per altri non ce n’è mai di tempo, troppe cose da fare. E certamente non si può prendere tempo, nella presunzione di rinviarlo. Oppure non c’è più tempo, c’è un limite e bisogna scegliere poche cose da fare, subito. E si scopre improvvisamente l’essenziale. Naturalmente c’è sempre qualcuno che è fuori tempo, per mancanza di sintonia? Per fortuna c’è chi arriva in tempo almeno si ricorda che c’è un tempo degli altri che va tenuto in conto (soprattutto se è quello del Capostazione).
Col tempo avvengono tante cose: il tempo può essere medico, per chi cova dolore e malattia e si aggrappa ad una speranza, ma anche tiranno, per chi teme il tempo.
Se pensiamo di averlo dimenticato improvvisamente ci accorgiamo quanto ne è passato e non è più il tempo in cui Berta filava.
Alla fine ci arrendiamo alle ingiurie del tempo.
Così scopriamo che il nostro è pur sempre un intervallo di tempo, ecco questa è la definizione più calzante: un intervallo tra due nulla.

I venti di Mario Vargas Llosa

 Il protagonista di questo libretto di Vargas Llosa si reca una mattina con l'amico Osorio ad una manifestazione contro la chiusura di u...