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domenica 29 giugno 2014

I teatri , una volta


Il teatro delle suore al mio paese
Ricordo da bambino che "facevo il teatro" all'oratorio. Non mi piaceva. Mi metteva addosso un'agitazione tale che non riuscivo a superare l'emozione. Dopo ho saputo che l'emozione faceva parte del gioco. Ma allora mi paralizzava e riuscivo, a stento, a dire due battute. Non è che le mie "parti" fossero chissà che: una volta ho fatto quella, piuttosto impegnativa, di un "vizio capitale"... non ricordo se fosse l'invidia o la lussuria (che non capivo bene cosa fosse). Quel che è certo che questo vizio mi costringeva a trascinare pesanti catene per il palco. 
L'argomento di questi teatri era, come potete immaginare, "morale" o "didascalico", quasi sempre a tema religioso, la farsa era considerata volgare, la commedia esclusa (la realtà era cosa che non poteva essere "rappresentata"). Così le bambine erano sempre vestite di bianco con coroncine di fiori e i maschietti non da meno così da non marcare la sessualità che era cosa da eludere con travestimenti. La generazione appena prima della mia aveva uno strano modo di fare teatro: era un teatro di genere. C'erano le compagnie maschili e quelle femminili nelle quali tutti i ruoli erano svolti da uomini o da donna a meno che , appunto, non ci fossero in ballo bambini e allora era possibile una "angelica" promiscuità. Potete capire quali tare abbiamo avuto noi degli anni '50 sulla sessualità ? Non per altro poi negli anni '60 ne abbiamo fatte più di Bertoldo (o di Moana Pozzi).
Eppure il teatro , anche nei paesi, c'era eccome. Ma fuori dagli oratori, era luogo di perdizione e divertimento volgare. Ho già parlato su questo blog delle compagnie di giro, alcune diventate anche famose come quella dei Rame e del loro repertorio. Ma anche loro dovevano poi "pagare il tributo" al teatro di ispirazione religiosa inscenando commedie di questo genere (vedi manifesti sotto. 

   

E poi c'erano i burattinai...ma loro si salvavano sempre: la loro era una rappresentazione "filtrata" dalla presenza scenica delle marionette. Le marionette nel milanese erano quelle della Famiglia Colla o che arrivavano dalla tradizione bergamasca con i loro tradizionali personaggi.
Forse è proprio questo distacco che crea il teatro con marionette che ha permesso una maggiore libertà di questo genere. 







mercoledì 7 marzo 2012

Mischiare caramelle

Da bambino andavo all'oratorio. Era vicino casa, ma ci andavo in bici. La bici si appoggiava fuori, sul muro di cinta insieme a tutte le altre e poi si entrava. L'oratorio era formato dal campo di calcio in terra battuta abbastanza piccolo e, di fianco, da un altro spazio delimitato da quattro tigli e da una parte c'era la chiesa e dall'altra dal cancello secondario di uscita. Quello spazio era utilizzato dai più piccoli come campo da calcio di riserva. Naturalmente le porte diventavano il cancello da una parte e la porta della chiesa dall'altra.
Accanto alla chiesa c'era il cinema e poi subito dopo altri locali di cui uno adibito a bar (l'unico riscaldato), uno per il ping pong e una saletta con un televisore su un trespolo alto alto, ma non ci andava nessuno a guardarla, allora e alla fine il televisore è sparito.

Com'è oggi
Il gioco del calcio era l'unico praticato. Le squadre erano presto fatte: chi arrivava per primo cominciava a giocare "tirando in porta" (una sola). Poi, quando c'era un numero sufficiente di giocatori, si diceva "Beh adesso possiamo fare la partita" e ci si spartiva i giocatori in modo equilibrato. E si perché le squadre non potevano essere una forte ed una debole, sennò che partita era ?
Quando poi arrivavano altri, a partita iniziata, si aspettava che ci fossero almeno due giocatori e poi le due squadre se li spartivano con il criterio di prima o per simpatia verso questo o quel giocatore.

Con la paghetta compravo le caramelle: dentro il bar c'era un bancone inclinato verso l'esterno, col vetro scorrevole sopra e dentro la perpetua di Don Luciano teneva le caramelle sciolte e divise per tipo. Le caramelle si compravano "a pezzo": 5 di queste , 3 di queste, 2 di quelle lì... Ed il bello erano i colori. Poi c'erano le stringhe  e i bastoncini di liquirizia. Si beveva spuma di vari colori (verde, rossa, marrone) e spesso si mischiava. Ma a me più di tutto piaceva mischiare le caramelle, ci andavo matto: liquirizia con menta, limone con rabarbaro ecc ecc Ancora oggi, quando sono in vena di caramelle e posso farlo me ne metto in bocca due e via...

I venti di Mario Vargas Llosa

 Il protagonista di questo libretto di Vargas Llosa si reca una mattina con l'amico Osorio ad una manifestazione contro la chiusura di u...