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giovedì 25 febbraio 2021

Ada e Alda, due tragiche leggende

All’inizio del XVI secolo, le truppe svizzere valicarono le Alpi e si riversarono nei territori che erano appartenuti al Ducato di Milano. Occuparono anche la Rocca di Orino che, secondo una leggenda, rimase sotto il controllo di Marchione, un ombroso capitano mercenario. Con lui c’erano anche Ada, la sua bella e giovane sposa, e Francesco, fratello di lei e valido luogotenente. Quando scoprì che Ada gli era stata infedele, Marchione la uccise, gettandola giù da una torre e rinchiuse il cognato in una cella sotterranea, essendo quello colpevole di aver cercato di nascondere le malefatte della sorella.

La Rocca fu poi conquistata da nemici di Marchione che la devastarono e non si accorsero che nelle segrete c'era Francesco e così il povero cavaliere morì di fame sepolto in quella prigione.

Da allora, quando il vento si alza promettendo tempesta, tra i fischi ed i fruscii dei rami degli alberi scossi con forza, pare di sentire gemiti e lamenti, come se il fantasma di Francesco urlasse implorando di essere liberato.
Si narra che anche lo spettro di Ada sia rimasto nei pressi della Rocca, con addosso una lunga tunica, un mantello ed il cappuccio alzato a nascondere il viso da sguardi indiscreti. C’è chi dice che vaghi nel bosco e sia solita fermarsi sotto un castagno secolare; forse attende l’arrivo di un amante o forse desidera raccontare la sua storia.

(Tratto da Le leggende della Rocca di Orino (VA) - DEEP ITALY EXPERIENCE (travel-experience.it) )

Pensierino. Gettare la moglie dalla torre è una estrema crudeltà. Un'altra donna, la bell'Alda, insidiata dagli assalitori della Sacra di San Michele (sul monte Pirchiriano all'imbocco della Val di Susa), si era gettata volontariamente dalla rupe affidandosi alla protezione della Madonna, ma si sa che finì assai male. Non per il salto disperato della fanciulla insidiata, che, anzi, fu "assistito" da premurosi angeli che la depositarono a terra illesa, ma il successivo balzo nel vuoto che incautamente la bell'Alda volle rifare per vanteria nei confronti dei paesani (a favore di telecamere diremmo oggi). Questa seconda volta gli angeli si erano distratti e della bell'Alda, dice la leggenda, non rimase che un orecchio. 




giovedì 6 agosto 2015

Viaggio in Sardegna

Lontano dalle spiagge (bellissime e variamente affollate), nell’entroterra assolato, in gran parte brullo e abbandonato in particolare quando ci si inerpica sulle montagne, c’è la Sardegna più segreta e “conservativa”, quella che mantiene salde le tradizioni più arcaiche e primitive. E le custodisce gelosamente. Certo, a prima vista, sembrerebbe che anche paesi dell’Oliastra o del Montiferru, del Sopramonte o del Gennargentu siano stati invasi dai peggiori simboli di consumismo che conosca (i potenti suv con quattro ruote motrici), ma per i contadini/pastori è il mezzo che permette di raggiungere i pascoli, le vigne più lontane e portare la preziosa acqua per abbeverare gli animali. Ma basta guardare i volti dei vecchi seduti (con le loro giacche scure e i pantaloni di velluto pesante) all’ombra delle case in pietra, gli sguardi delle donne che scivolano via per i viottoli con l’acciottolato lucido con i loro fazzoletti neri a coprire il capo, per capire che c’è un mondo diverso tutto da scoprire.
S'Archittu



Mari Ermi


Sa Nughe (la noce) è una antica via romana che attraversava il cratere del vulcano spento da tempo immemorabile e lungo la quale si sono costruite le case a torre in pietra di Santu Lussurgiu: case alte fino a 4 piani, due locali per piano; di fronte , dall’altra parte della strada, la bassa stalla per il ricovero degli animali e degli attrezzi. La casa a torre aveva al piano terreno una cantina nella quale ritirare botti, formaggi e salumi. Al primo e secondo piano stanze con il pavimento in assi di quercia. All’ultimo piano la cucina con il soffitto in canne. La casa era riscaldata d’inverno con grandi bracieri aperti e quindi il fumo doveva poter uscire attraverso il tavolato dei piani e l’incannicciato del soffitto. Le pareti in pietra tenute insieme da una malta povera fatta di sabbia e paglia. Solo le case "signorili" avevano nella pareti delle travi di quercia incrociate per dare sostegno alla casa impastata con una mota che pareva più fango.


Santu Lussurgiu  è adagiato dentro il cratere e quasi per scaramanzia il paese è dominato da un grande cristo con le braccia aperte come un abbraccio protettivo sulle case ammassate intorno ai vicoli stretti. Una specie di Rio del Montiferru.


Più precisamente questa è la parte meridionale del Montiferru, dove i boschi della valle che sale dalle marine di Bosa fino a Cuglieri e poi su seguendo il volo dei grifoni fino ai ruderi del castello di Malaspina. Poi scollinando si arriva fino alla chiesa romanica di San Leonardo presso Macomer: i boschi si diradano via via per lasciare il posto ai sughereti, agli uliveti, ai vigneti ed ai pascoli.
Entrata podere delle arance tra Narbolia e Riola

Macomere

Risalire da Bosa Marina addentrandosi all'interno fino a raggiungere Tresnuraghe e poi Cuglieri e la sua bianca chiesa che si affaccia, imponente, verso il mare, è una di quelle esperienze che ci fanno rappacificare con l'ambiente, con i suoi ritmi, i suoi prodotti ricchi di sapori: i vini (primo tra tutti il profumatissimo e corposo Malvasia di Bosa) ed i formaggi (dal rinomato pecorino fino ai formaggi più caserecci ed alle ricotte e mozzarelle).
Risalendo la valle dopo Cuglieri verso il Castello di Malaspina

Ma l'ambiente è tutt'altro che "incontaminato": ha subito pesanti interventi dell'uomo e non tutti felici. Non parlo delle basi militari che hanno sparso proiettili all'uranio impoverito ovunque (a Macomer c'è aperto un procedimento penale) o alle basi militari americane che hanno letteralmente espropriato (inquinandoli con amianto e uranio) angoli incantevoli come la Maddalena; parlo invece del processo "inevitabile" che ha fatto abbandonare l'agricoltura sulle terre meno propizie per trasformare intere aree in pascolo (processo iniziato nei primi anni del '900 e proseguito velocemente lungo metà del secolo scorso). La vendita del latte "rendeva" di più dell'agricoltura e allora... La cosa è andata di pari passo con la privatizzazione delle terre e la costruzione dei famosi fondi chiusi con i loro caratteristici muretti di sassi addirittura sbarrati da cancelli.



L'agricoltura intensiva è stata spostata giù nelle piane: frumento e risaie nell'oristanese, coltivazioni di carciofi e pomodorini un po' ovunque.
Terminata l'agricoltura è finita da queste parti anche la macinatura con i mulini ad acqua e le gualchiere per la lavorazione (follatura) dell’orbace che gravitava intorno ai (rari e sorprendenti) corsi d'acqua.
Sos Molinos

Qualche emozione fotografica, senza parole.






Bonarcado, Santuario di Nostra Signora di Bonacattu VI-VII secolo
La leggenda dei piatti sul frontale della chiesa. Quella vera e quella inventata.

Un pio sacerdote celebrava la Messa il giorno della festa davanti al piccolo altare del Santuario. Appena finita l’Elevazione il sagrestano si disponeva ad andare in giro per raccogliere l’offerta dei fedeli. Li per li non trovò un piatto da usare ed uscito nel piazzale ne chiese uno in prestito ad un venditore di terraglie, che con la sua merce si era accampato vicino al Santuario. Costui però con modi scortesi rifiutò. Ma non tardò a pentirsene: un turbine improvviso spazzò improvvisamente dodici scodelline che andarono ad incastrarsi sul frontone.
***
La processione avanzava lungo le vie del paese. Davanti un chierichetto con l'incenso per aprire la strada al baldacchino con la statua della Madonna, portata a braccia dagli uomini della confraternita in saio bianco e cordone in vita. Dietro il parroco accompagnato da altri preti in abiti da cerimonia , stole rosse, bordate d'oro, lunghe vesti bianche con pizzi. Dietro ancora le "autorità" civili del paese e poi le due file di persone in processione, prima le donne e poi, in fondo, gli uomini.
All'improvviso un passo falso di un membro della confraternita fa inclinare la statua della Madonna che sta per cadere e si leva, alta, una bestemmia: è un commerciante di piatti, confratello della confraternita che ha gridato. Il silenzio intorno si fa pesante e tutti guardano nella direzione della chiesa.
Improvvisamente tutti i dodici migliori piatti del negozio del bestemmiatore volano verso la facciata della chiesa che da quel giorno porta sul frontale questa decorazione.
  

lunedì 16 aprile 2012

Un gallo in Portogallo


...DI COME FU CHE UN GALLO DIVENNE SIMBOLO DEL PORTOGALLO

San Giacomo sorregge 
l'innocente impiccato. Chiesa friulana.
(...) Narra un'antica leggenda ( risalente al XIII sec.) che , durante il tragitto portoghese per Santiago de Compostela, due pellegrini molto pii ( padre e figlio) si fermassero a pernottare in una locanda di Barcelos.
      Qui avvenne che la figlia dell'albergatore si innamorasse di colpo del giovane pellegrino. Nottetempo la ragazza bussò alla porta del giovane chiedendogli di scappare con lei.
      Il giovane rifiutò, dicendo che  non glielo permetteva sia il fatto che fosse in pellegrinaggio sia, cosa che offese molto la ragazza, che lei non gli piaceva.
      Il mattino seguente, mentre i due avventori si trovavano a colazione, la ragazza salì nella stanza del giovane e nascose nel bagaglio di lui dei gioielli.
      Dopo che i due pellegrini se ne furono andati ,la ragazza si recò dalle autorità della città a denunciare il furto.
      I due furono presto rintracciati e, ( come previsto dalla ragazza ) nella borsa del giovane furono trovati i gioielli di lei.
      A nulla valsero le profferte di innocenza di padre e figlio ( molto stupiti per l'accaduto) : il ragazzo venne trattenuto dalle autorità , mentre il padre, pur col cuore dolente, proseguì il viaggio per Santiago.     
      Una volta arrivato lì, l'uomo pregò e ottenne da San Giacomo l'assicurazione che l'innocenza del figlio sarebbe stata provata.
      Fiducioso, riprese la via di Barcelos e, una volta arrivato lì, chiese di conferire con il giudice, il quale si trovava in quel momento sul punto di mangiare un galletto arrosto. Alle domande del padre , disse che era ormai troppo tardi: il figlio era stato processato per furto e condannato alla pena di morte per impiccagione.  Anzi, disse, che questa era già avvenuta poco tempo prima. Però, soggiunse in tono sarcastico, se il pellegrino aveva l'aiuto di san Giacomo, che provasse a dimostrarlo, compiendo un miracolo. Per esempio, facendo resuscitare il galletto.
      Non aveva ancora terminato di parlare, che il gallo si levò dal piatto e si mise a cantare.
      A questo punto anche il giudice dovette ammettere il fatto straordinario e, tutti insieme, corsero sulla piazza dove poco prima era avvenuta l'esecuzione. Qui , tutti gli astanti ebbero una grande sorpresa: il ragazzo, pur impiccato, non era morto perché una mano misteriosa e provvida lo aveva rialzato da terra in modo che la corda non lo strozzasse.
      Chiarita così tutta la faccenda, i due pellegrini poterono ripartire.  (...)

      Ma l'accaduto ( come ovvio) aveva impressionato tutti gli abitanti della città, tanto che una ceramista volle rappresentare il galletto in una piccola scultura, che divenne il simbolo della città. (  Galo de Barcelos ).
      Successivamente  il galletto divenne simbolo della regione (Ninos), e poi di tutto il Portogallo.
      Da allora simboleggia la giustizia, la fede e la buona fortuna.

     Ora si può vedere, nel museo di Barcelos un bassorilievo risalente al XIII sec. in cui si vede l'impiccato e una mano che , sotto i piedi, lo rialza.


I venti di Mario Vargas Llosa

 Il protagonista di questo libretto di Vargas Llosa si reca una mattina con l'amico Osorio ad una manifestazione contro la chiusura di u...