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sabato 4 aprile 2020

La bomba e noi

Ho finito di leggere il libro di Enrico Deaglio "La bomba" edito da Feltrinelli.
Parlo prima della forma. Mi è sembrato un libro costruito rapidamente: l'autore sostiene che l'idea è venuta al suo Editor Alessia Dimitri nella primavera del 2018 ed il libro è uscito nel settembre 2019. La mole dei fatti raccontati, dei documenti citati e le molte divagazioni, per altro gustosissime, presuppongono un lavoro enorme che certo non ha trovato l'Autore impreparato, trattandosi di materia che come giornalista ha masticato per tanti anni. Questo affastellarsi di informazioni, nelle quasi 300 pagine del libro, ha un effetto frastornante, anche perché il racconto procede per negazioni: presenta i fatti e la lettura che dei fatti hanno fatto poliziotti, questori, magistrati, servizi segreti ecc ecc e poi la loro completa confutazione. Ci si avvicina sempre di più alla verità, ma per successive approssimazioni. Il testo in alcuni punti è ripetitivo e in altri confuso anche se il lettore è così avvinghiato al racconto che si passa sopra a queste piccole imperfezioni.
Il contenuto. Deaglio ci racconta un'Italia in bilico nella quale da una parte ci sono forze antidemocrati che hanno una precisa strategia golpista trovando nello stato non solo appoggio , ma incoraggiamento e copertura e dall'altra c'è una società civile che ha delle reazioni istintive fortissime (vedi la folla impressionante ai funerali in Duomo delle vittime di Piazza Fontana) che fanno tramontare ogni velleità eversiva. Questa istintività delle risposte popolari però non è in grado di ispirare un'azione politica per far ripristinare uno stato di diritto, nemmeno di assicurare alla giustizia i responsabili di questi gravissimi reati di eversione. Con loro i depistatori, i servitori infedeli dello stato, non solo non sono perseguiti, ma sono regolarmente promossi perché non rispondono alle istituzioni democratiche, ma a poteri che di democratico non hanno nulla.
Un quadro desolante e che ci deve far riflettere. Forse (ma non è detta l'ultima parola) la caduta del muro di Berlino nel 1989 ha cambiato qualcosa, ma ancora troppe sono le ombre. 
Quando parliamo di questi avvenimenti dovremmo tenere sempre ben presenti le ultime 10 pagine del libro di Deaglio che sono una sintesi "affilatissima" a 50 anni della vicenda dell'attentato alla Banca dell'Agricoltura in Piazza Fontana a Milano: tutta quella strategia del golpismo ha segnato almeno 20 anni della nostro "stato arcano" come l'ha chiamato con una buona dose di ottimismo Norberto Bobbio.

sabato 28 marzo 2020

Dormono dormono sulla collina vicino a Piazza Fontana

Leggendo La bomba. Cinquant'anni di Piazza Fontana di Enrico Deaglio (Feltrinelli editore) scopro che non solo Giovanni Pinelli e Luigi Calabresi si conoscevano (ma questo era quasi inevitabile visto che Calabresi era incaricato dalla Questura di "seguire" i movimenti extraparlamentari), ma anche che tra i due c'era una certa stima reciproca. Per Natale del 1968 il Capo dell'Ufficio politico della Questura, Antonino Allegra e il vicecommissario Calabresi regalarono a Pinelli un libro di Enrico Emanuelli Mille milioni di uomini un reportage del giornalista de La Stampa nella Cina di Mao Tse Tung, libro per altro che parlava della rivoluzione cinese con toni tutt'altro che "ostili". Nell'agosto dell'anno successivo, siamo a cinque mesi dalla strage della Banca dell'Agricoltura di Piazza Fontana, Pinelli contraccambiò il regalo con quello che considerava il libro della sua vita, condiviso in questa passione dalla moglie Licia: l' Antologia di Spoon River di Edgar
Lee Master nella traduzione di Fernanda Pivano. C'era forse una sottile ironia in questi due regali: evidente quella del Capo dell'Uffici politico e del suo vice, più sottile quella di Pinelli in quanto l'editore di quel libro, Giangiacomo Feltrinelli, era considerato dalla Questura come la "mente" di trame eversive e , dopo lo scoppio della bomba alla Banca dell'Agricoltura, anche l'organizzatore degli attentati di Milano e di Roma. Questi rapporti apparentemente "cordiali" non impedivano alla Questura di mantenere una stretta sorveglianza del Circolo Ponte della Ghisolfa e di autorizzare fin dall'agosto del 1969 le intercettazioni del telefono di casa Pinelli.
Del prima e dopo del 12 Dicembre sappiamo ormai tutto di quello che è successo e dei responsabili: Franco Freda e Giovanni Ventura dell'organizzazione fascista Ordine Nuovo come organizzatori, Delfo Zorzi come esecutore della strage, Carlo Maria Maggi come organizzatore (condannato in seguito all'ergastolo in via definitiva per la strage di piazza della Loggia) e Giancarlo Rognoni come basista.
Sappiamo anche dei depistaggi organizzati principalmente dall'Ufficio Affari Riservati del Viminale che aveva immediatamente inviato suoi uomini a Milano: per loro la strage era sicuramente stata organizzata e attuata da settori anarchici di Milano, tesi subito abbracciata dal Questore di Milano Marcello Guida.
Da qui l'arresto di Pietro Valpreda e di Giuseppe Pinelli e di tanti altri anarchici del Circolo Ponte della Ghisolfa.
Come è noto Giuseppe Pinelli morì nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969 precipitando da una finestra della questura di Milano, dove era trattenuto (oltre le 48 ore di fermo di polizia) per accertamenti in seguito all'attentato.
Di questa morte si sono fatte molte ricostruzioni, famosa quella di Dario Fo Morte accidentale di un anarchico; Deaglio nel suo libro riporta la testimonianza del Tenente dei Carabinieri Savino Logato, che era presente nella stanza dove era interrogato Pinelli, che confida: "Pinelli non si è ucciso, è stato un incidente", infine nel 1972 c'è la "verità giudiziaria" del giudice incaricato di indagare, Gerardo D'Ambrosio,  che concluse scrivendo che Pinelli era morto per un "malore attivo" che lo ha fatto precipitare dalla finestra.
   
Il 20 dicembre 1969 si svolsero i funerali di Giuseppe Pinelli, al cimitero di Musocco, a cui parteciparono la famiglia, i compagni anarchici e alcuni intellettuali come Franco Fortini (che ne scriverà un resoconto giornalistico), Vittorio Sereni, Marco Forti e Giovanni Raboni. Successivamente, il corpo di Pinelli sarà traslato nel cimitero degli anarchici di Turigliano, vicino a Carrara, e sulla lapide verrà apposta una poesia di Edgar Lee Masters, Carl Hamblin.


Carl Hamblin
(epitaffio sulla tomba dell'anachico Giuseppe Pinelli)

La macchina del Clarion di Spoon River fu distrutta
ed io spalmato di pece e coperto di penne,
per aver pubblicato questo il giorno in cui gli Anarchici
vennero impiccati a Chicago:

"Vidi una donna bellissima con gli occhi bendati
eretta sui gradini di un tempio di marmo.
Grandi moltitudini passavano davanti a lei,
sollevando la faccia ad implorarla.
Nella mano sinistra teneva una spada.
Brandiva quella spada, colpendo a volte un bimbo, a volte un operaio,
ora una donna che tentava sottrarsi, ora un folle.
Nella destra teneva una bilancia;
nella bilancia venivano gettati pezzi d'oro
da quelli che schivavano i colpi del1a spada.
Un uomo con la toga nera lesse da un manoscritto:
"Ella non rispetta gli uomini."
Poi un giovanotto col berretto rosso
balzò al suo fianco e le strappò la benda.
Ed ecco, le ciglia erano corrose
dalle palpebre imputridite;
le pupille bruciate da un muco latteo;
la follia di un'anima morente
le era scritta sul volto -
ma la moltitudine vide perché portava la benda."


Luigi Calabresi fu assassinato nel maggio 1972, da aderenti a Lotta Continua (così è stato stabilito in tre gradi di giudizio). Verranno condannati Leonardo Marino (reo confesso), Giorgio Pietrostefani, Ovidio Bompressi e Adriano Sofri. 

Pensierino. Nell'ottobre del 1969 iniziavo l'università alla Statale di Milano. Ne ho un'eco lontana di questi avvenimenti, come se fossero successi 100 anni fa. Passavo tutti giorni davanti alla Banca dell'Agricoltura scendendo dalla Metro a Piazza Duomo e percorrendo il marciapiede dell'Arcivescovado arrivavo in Via Larga. La storia mi passava di fianco ed io non me ne rendevo conto.

I venti di Mario Vargas Llosa

 Il protagonista di questo libretto di Vargas Llosa si reca una mattina con l'amico Osorio ad una manifestazione contro la chiusura di u...