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giovedì 11 giugno 2015

Amore per cani

Truman Capote, La forma delle cose, Garzanti, 2013
L'occasione (1950)


«... Ma dica, mia cara, che novità ci sono a Greenwich?››
«A Greenwich?›› chiese l'altra, sbattendo le ciglia come se la luce improvvisa avesse inondato la stanza. «Non ne ho idea. Non siamo rimasti laggiù a lungo, più o meno sei mesi.››
«Oh?» fece la signora Chase. «Vede come sono rimasta indietro. E adesso dove abitate, cara?››
Alice Severn alzò una delle sue mani ossute e goffe e la sventolò in direzione della finestra. «Là fuori››, disse con un espressione peculiare. La sua voce era chiara, ma con una qualità esausta, come se le stesse venendo il raffreddore. «In città, voglio dire. Ma non ci piace molto, soprattutto a Fred.››
Con la più lieve delle inflessioni interrogative la signora Chase disse: «Fred?››. Ricordava perfettamente che il marito della sua ospite si chiamava Arthur.
«Sì, Fred: il mio cane, un setter irlandese, credo l'abbia visto. E abituato ad avere più spazio, e l'appartamento è così piccolo, in realtà una sola stanza.››
Dovevano attraversare un periodo davvero difficile, i Severn, se erano ridotti a vivere tutti quanti in una stanza sola.
Pur essendo molto curiosa, la signora Chase si controllò e non fece altre domande. Assaggiò il suo sherry e disse: «Ma certo che ricordo il vostro cane, e anche i bambini, rivedo ancora le testoline rosse di tutti e tre affacciate al finestrino della vostra station wagon.››
«I miei figli non hanno i capelli rossi. Sono biondi, come Arthur.››
La correzione fu fatta con una tale mancanza di umorismo da suscitare nella signora Chase un risatina piccata. «E Arthur come sta?›› chiese ancora, preparandosi ad alzarsi per fare strada all'ospite in sala da pranzo. Ma la risposta di Alice Severn la fece sedere di nuovo. Formulata senza alcun mutamento; nel tono placidamente disadorno della voce, era composta da un'unica parola: «Ingrassato››.
«Ingrassato››, ripeté un attimo dopo. «L'ultima volta che l'ho visto, credo sia stato una settimana fa, stava attraversando la strada e camminava ondeggiando un po”, come un papero. Se mi avesse visto sarei stata costretta a ridere, ci teneva così tanto alla sua figura.›› »
La signora Chase si sfiorò le labbra con un dito. «Lei e Arthur, separati? Ma è semplicemente straordinario.››

Un altro cane. Un amico mi racconta un piccolo episodio familiare. Lui sta sul divano a vedere la televisione mentre lei è a letto a leggere. Le due stanze stanno una nella parte opposta dell'altra nella casa.
Lei «Vieni, amore...››
Lui «Stai parlando col cane, cara? Vero?››
Dalla camera arriva una risata.
(Per la cronaca i due amici hanno tre Jack Russell Terrier deliziosi.)

sabato 10 agosto 2013

(1) Ferie in pillole e qualche foto (ma non sempre)

Parto... al ritorno dalle ferie...
Un paradosso ?
No. Un modo per condividere pensieri ed emozioni di una vacanza (assai breve).

Inizio dalla fine (naturalmente).

Ultima immagine.

Piazzale della stazione (che sta sottoterra). Parcheggio assolato squallido ed anonimo, opera di progettisti ed amministratori che amano il brutto. Busto Arsizio (il nome rende bene l'arsura) piazzale FNM.
La "vecchia" stazioncina delle Nord dei "miei" tempi.

Il piazzale attuale (la stazione sta sotto).
L'unica cosa buona è stata l'abbattimento di quel
palazzo dietro.

Arriva. Vestito di nero. Uomo, 40 anni. Una bottiglia d'acqua in mano. Barcolla. Il parcheggio è deserto. Il termometro segna 35°C. Ci hanno gonfiato le palle (facendoci venire più caldo) con la storia della "temperatura percepita". Si ferma in mezzo al piazzale. Alza le braccia verso il sole. Dice alcune parole. Invocazioni ? Bestemmie? Non si capisce, forse sono senza senso. Barcolla ancora. Poi si infila nelle scale che scendono nella stazione sotterranea.

Arrivano due ragazzi. Una coppia. Forse non per molto. Litigano. Lui rinfaccia a lei che l'assilla con la sua gelosia. Lei dice poche parole che fanno imbestialire ancora di più il ragazzo. Si fermano alla fontanella. Lui mette la testa ricciuta sotto l'acqua. Poi dice alla ragazza di prendere un po' d'acqua che ha bisogno di rinfrescarsi le idee. Se ne vanno. Lui davanti imprecando. Lei dietro mugugnando.

"Sono qui per lavorare, questa è la mia vita". "Non capisci: questa è la mia vita..." Attraversa il piazzale col sole a picco telefonando ed alzando la voce con una inflessione di donna dell'est. Ripete sempre le stesse frasi. Non si sa se vuole convincere l'altro o se stessa. Ripete ossessiva: "Sono qui per lavorare, questa è la mia vita". "Non capisci: questa è la mia vita..."

lunedì 13 febbraio 2012

Manca il colore

Ci sono sapori che scatenano ricordi. Mi è capitato oggi: aprire un pacchetto di taralli al finocchio e cominciare ad assaggiarne qualcuno, berci sopra due dita di Martini dry con una spruzzata di limone e qualche goccia di vino bianco ed ecco fatto. Pensieri ed immagini, volti, situazioni, tutto immerso in una tenerezza, in morbide atmosfere, in foto leggermente sfocate ai bordi. Ma mi accorgo che manca solo il colore. Cosa vorrà dire?



giovedì 19 gennaio 2012

Mio padre aveva un violoncello che non suonava



Mio padre aveva, in un angolo del salotto, un violoncello, che non suonava mai. A dir la verità appesi dietro il nero pianoforte Bluthner a mezza coda aveva, oltre alle maschere in terracotta di Ludwig Van Beethoven e di Giuseppe Verdi, due diplomi del Liceo Musicale Giuseppe Verdi di Torino che attestavano che si era diplomato nell'anno scolastico 1933-1934 proprio in violoncello e pianoforte. Ma il pianoforte aveva continuato a suonarlo, il violoncello no. Diceva che per quello strumento ci voleva un esercizio giornaliero, altrimenti si perdeva la mano e lui che si era riciclato dopo la guerra da maestro di banda a rifinitore di pelli alla caseina, non aveva certo il tempo di star lì tutte le sere ad esercitarsi. Non so se avesse avuto mai rimpianti nell'aver preferito ad un futuro come direttore della banda di Nocera Umbra quel lavoro industriale in uno sperduto borgo della provincia di Milano. Non gliel'ho mai chiesto. Forse non era una domanda da farsi: non saremmo nati noi tre figli e la storia sarebbe stata un'altra, altrove.
Il violoncello era rimasto lì per un bel po', poi un giorno sparì senza una spiegazione: l'aveva venduto perché non sopportava di vedere uno strumento non usato in un angolo, quando poteva servire a qualche promettente violinista.
Gli era rimasta la passione per questo strumento che come un contagio mi ha passato. Questa è l'eredità più cara che ho ricevuto da mio padre. 

venerdì 8 luglio 2011

Punti di vista


Pensierino pessimistico. Non sai in che grandissimo guaio ti stai infilando.
Pensierino positivo. Ti invidio: ti infilerai in un mondo fantastico.

mercoledì 10 marzo 2010

mercoledì 3 marzo 2010

Foto e pensierini



Perché mi fissi, gatta?

Anche il più tenero ed insignificante fiore ha la sua ombra. 
[Un anonimo "mi" scrive che questo fiore è una Scilla bifolia. In effetti ho cercato il nome su Erbario e bestiario del Medio Ticino, ma le foto non mi avevano permesso una identificazione certa. Le "campanelline" qui sotto sono dei bucaneve, naturalmente, che crescono alla fine dell'inverno anche nel Parco del Ticino].



Per chi suonano le campanelline della Primavera?

sabato 3 ottobre 2009

Mi sono fermato


Mi sono fermato in cima alla collina. Non mi sentivo la forza di proseguire, avevo la nausea, mi pizzicavano gli occhi, il sudore mi bruciava la schiena. La morte era nell'aria, ne sentivo l'odore. Nello stesso tempo, avvertivo una persistenza che segnalava la vita e il bisogno di eternità che l'accompagna.


Boualem Sansal, Il villaggio del tedesco, Einaudi, p.23 


Pensierino. L'odore della morte, bisogno di eternità e in mezzo la vita caparbia, continua, durevole, insistente, intensa, ostinata, perseverante e tenace. O forse remissiva, discontinua, aleatoria, vacua, fuggevole, remissiva, incostante e debole. 

I venti di Mario Vargas Llosa

 Il protagonista di questo libretto di Vargas Llosa si reca una mattina con l'amico Osorio ad una manifestazione contro la chiusura di u...