Capita (anche nei blog) che la parola scritta sia fraintesa, crei equivoci e su questi si costruiscano malintesi che spesso diventano velocemente inimicizie e repulsioni violente. Spesso tutto ciò non è dovuto a difetti di comunicazione: i concetti sono chiaramente espressi, non c'è incertezza di interpretazione, almeno apparente. Eppure è come se leggessimo le cose con una lente deformante e le parole, le sfumature, diventano mostri che ci trascinano lontano, perdiamo il senso della misura, confondiamo ciò che siamo con ciò che leggiamo.
Non capita con tutti gli argomenti, naturalmente o per fortuna. Ma diciamo che ci sono questioni che sono più sensibili a questo stravolgimento di altre. Non parlo delle parole della politica nelle quali ormai c'è urgente bisogno di una vera e propria ecologia del linguaggio. Mi pare che uno degli argomenti che crea più confusione è quello dei sentimenti nel quale rivendichiamo (tutti) una qualche competenza o presunta tale. Fosse anche per dichiarare che non ne capiamo nulla, ma anche questo è un modo di affrontare la questione, con la lente deformante dello scetticismo e del sarcasmo. In più sui sentimenti sembra ci sia una primazia delle donne sugli uomini che, beninteso, non voglio minimamente contestare, ma che mi permetto di osservare criticamente. Questo solo fatto mi ha creato non pochi problemi (anche) su questo blog, ma ritengo sia un argomento da non lasciare alla incultura di Maria de Filippi o del Grande fratello che fanno scuola. Anche su questo argomento occorre, evidentemente, partire dai "fondamentali". C'è qualcuno che si avventura su questa impervia strada?