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sabato 14 settembre 2013
domenica 1 settembre 2013
La cappella in fondo alla chiesa è buia. Solo un turista straniero azzarda di mettere una moneta per vedere i due quadri del Caravaggio. Azzardo due foto che non rendono la bellezza giustizia a questi due capolavori, ma testimoniano solo la mia ammirazione. E' la prima visita che ho fatto appena arrivato a Roma e l'emozione è sempre intatta.
Un tour (anche) virtuale può solo dare un'idea delle tante belle cose da vedere ed assaporare. Un'inico neo il costo dell'ingresso davvero caro (12 €). Vedi qui per il tour.
Alla rinfusa: uno strepitoso (e sensuale) San Sebastiano di Guido Reni, un Giovanni Battista "giovane" di Caravaggio, una delicatissima Madonna col bambino di Garofalo, c'è solo l'imbarazzo della scelta tra il seno di Lucrezia e quello di Cleopatra dipinte (in modo delicatissimo) da Guido Reni, una drammatica Crocefissione di Gabriel Metsu ecc ecc
Mi ha impressionato poi la Statua di Marsia una scultura copia romana da originale greco del II secolo a.C.
Devo aver trascritto da qualche parte delle iscrizioni su lapidi. Forse le troverò...
giovedì 1 agosto 2013
lunedì 18 marzo 2013
Cred'ïo ch'ei credette ch'io credesse
I balletti della politica sono pochissimo appassionanti tranne per coloro che ci partecipano (e sono molti). Il verso di Dante nel XIII Canto dell'Inferno sintetizza l'aggrovigliarsi dei pensieri, dei sospetti, delle diffidenze, della malafede o almeno delle incomprensioni che finiscono per paralizzare ogni azione per il bene comune. Anche perché è il particulare che interessa agli italiani e non la res publica.
Funzionale a questo modo di intendere la cosa pubblica è il gregarismo dilagante, figlio dell'irresponsabilità personale che conduce inevitabilmente alla rinuncia ad essere Cittadini protagonisti.
Ma niente di nuovo si compie, oggi, come ci ricorda Trilussa...
di Trilussa
- Conterò poco, è vero:
- diceva l'Uno ar Zero -
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un coso voto e inconcrudente.
lo, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so' li zeri che je vanno appresso.
1944
PS personale. Quando rileggo Trilussa non posso fare a meno di pensare a mio padre Peppino. Le poesie di Trilussa sono state le uniche letture che mi faceva da piccolo. Lui, nato per caso a Roma, aveva messo da parte qualche ricordo di quella infanzia spensierata a rubar fichi all'Acqua Acetosa e tra questi c'era anche la poesia di Trilussa. La leggeva sfogliando l'edizione con la copertina telata celeste e le pagine sottili che ho sempre visto in casa ed io lo stavo ad ascoltare, divertito.
sabato 5 febbraio 2011
Prima di fare Adamo (un mio omaggio a Roma)
Dio disse: « Mò che ho fatto Cielo e Tera, domani attacco Luce e Firmamento, mercoledì fò er mare, doppo invento farfalle e fiori pe' la Primavera. Pe' giovedì fò er Sole, verso sera fò li Pianeti, er Fòco, l'Acqua, er Vento, così se venerdì nun vado lento, faccio sabbato ingrese e bònasera! » Finì defatti er sabbato abbonora. « Mò » disse « vojo vede chi protesta dicenno che er "Signore" nun lavora... Ho sfacchinato quarant'ore... basta! Domani ch'è domenica fò festa... e prima de fa' Adamo fò la Pasta! »
Aldo Fabrizi
Ormai me reggo su 'na cianca sola.
- diceva un Grillo - Quella che me manca
m'arimase attaccata a la cappiola.
Quanno m'accorsi d'esse priggioniero
col laccio ar piede, in mano a un regazzino,
nun c'ebbi che un pensiero:
de rivolà in giardino.
Er dolore fu granne... ma la stilla
de sangue che sortì da la ferita
brillò ner sole come una favilla.
E forse un giorno Iddio benedirà
ogni goccia de sangue ch'è servita
pe' scrive la parola Libbertà!-
Trilussa
Si me ce so' trovata, sor Ghetano?
Quanno vennero giù stavo lì sotto.
Faceveno er trapeso americano:
quanno quello più basso e traccagnotto,
facenno er mulinello, piano piano,
se mésse sur trapeso a bocca sotto,
areggenno er compagno co' le mano.
Mentre stamio a guardà, tutt'in un botto
se rompe er filo de la canoffiena,
punfe! cascorno giù come du' stracci.
Che scena, sor Ghetano mio, che scena!
Li portorno via morti, poveracci!
Sur sangue ce buttorno un po' de rena,
e poi vennero fòra li pajacci.
Cesare Pascarella
Pensierino nostalgico. Mio padre mi ha letto un solo libro quand'ero piccolino ed era il libro di poesia. L'aveva comprato chissà dove, ma è uno dei primi ricordi della mia infanzia. Era una edizione telata in azzurro con una rosa d'oro stampigliata sopra la copertina. Dentro, prima della contro-copertina, una sottile pagina di carta velina. L'ho ritrovato questo libro e lo custodisco ancora: è la raccolta di Tutte le poesie di Trilussa nella edizione Mondadori del 1951. Ha un bel nastro azzurro per estrarlo dalla custodia in cartone ed un nastro più sottile come segnalibro. Dentro la lista del vino da comprare chissà dove e nella tasca dell'ultima pagina una lettera in copia anastatica di Trilussa a Mondadori con due poesie.
Mio padre è nato a Roma per caso: suo padre lavorava alle Poste regie e gli era capitato di essere trasferito da Torino a Roma dove passò dodici anni della sua vita e dove nacquero tutti e tre i suoi figlioli. Mio padre mi ha sempre parlato con nostalgia di quegli anni all'Acqua Acetosa dove andava a giocare a pallone e mangiare fichi rubati sulle piante dei giardini. L'ultima volta che sono stato a Roma ho chiesto ad un taxista "ma l'Acqua Acetosa da che parte sta?". Mi ha guardato malissimo poi mi ha spiegato che lì di giorno è pieno di sportivi, ma di sera ci vanno solo i travestiti...
Comunque quando mio padre mi leggeva le poesie di Trilussa rideva ed io con lui.
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